FOCACCIA CON DOPPIO RIPIENO

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Come ho scritto altre volte, almeno una volta a settimana preparo la pizza o la focaccia o qualche altro rustico, in genere il sabato o, più raramente il venerdì. Questa focaccia l’ho preparata proprio per la cena di venerdì scorso, anche perchè mia figlia Chiara aveva invitato la sua amica del cuore S. a cenare e poi dormire a casa nostra e ho voluto preparare…qualcosa di buono.

Infatti, capita spesso che S. rimanga a dormire da noi (o che, al contrario Chiara vada a casa sua) e capita altrettanto spesso che si mettano d’accordo tra di loro, comunicandoci i loro programmi all’ultimo momento. Ora, ci sono dei giorni in cui non ho molto tempo per cucinare  oppure ne ho poca voglia e preparo qualcosa di sbrigativo e senza tante pretese: insomma, per due volte S. si è dovuta accontentare di….insalata di patate lesse!!! Diciamo che a lei non è importato più di tanto e le ha mangiate tranquillamente, tanto per loro il bello è stare insieme.

Questa volta hanno avuto la bontà di comunicarci le loro intenzioni per tempo e, quindi, ho cucinato qualcosa di più sfizioso. In pratica, ho preparato la pasta da rosticceria, l’ho fatta lievitare per circa 2 ore, poi l’ho condita e cotta in forno: Esattamente, due teglie le ho condite semplicemente con pomodoro e formaggio (insomma, una margherita) e, con la pasta restante, ho fatto questa due focacce chiuse, una ripiena semplicemente di pomodoro, prosciutto cotto e formaggio e l’altra con un doppio ripieno: ai funghi e agli spinaci.

Nel piatto, nella prima foto, potete vedere una fetta della margherita, due fette della focaccia ripiena e poi c’è una fetta di un plumcake salato (preparato sempre venerdì): è venuto morbidissimo, però lo voglio migliorare come sapore, per cui la ricetta ve la darò successivamente.

Ecco, brevemente, come ho farcito la focaccia chiusa. Ho diviso la pasta in due parti, di cui una leggermente più grande. Ho steso quest’ultima nella teglia oliata e l’ho ricoperta con della salsa di pomodoro. Poi, su metà ho messo degli spinaci (ripassati in padella con aglio e olio) e sull’altra metà dei funghi trifolati:

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Ho aggiunto del prosciutto cotto sugli spinaci e della pancetta sui funghi:

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Infine, ho sistemato delle fette di formaggio:

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Ho chiuso con l’altra pasta e ho cotto in forno a 200°C per circa 20-25 minuti.

Vi lascio le foto delle fette (anche se sono venute tutte sfocate, non so perchè):

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Per oggi è tutto. A presto,

Nata

IL PROGETTO DI MARTA: LA TORTA DEL SUO 6° COMPLEANNO

…che avrei dovuto pubblicare prima, ma avevo perso le foto e, quindi, rimedio ora.
Quando si avvicina il compleanno di uno dei miei figli, ora che sono grandi, chiedo sempre come vorrebbero la torta e, se ne sono in grado, cerco di soddisfare le loro richieste. L’anno scorso, ai primi di giugno, ho fatto questa domanda a Marta che compie gli anni il 24. Nel frattempo una mia amica, anche lei appassionata di dolci, che sapeva avrei dovuto preparare la torta per Marta, mi aveva comprato una candelina che raffigurava Minnie. L’ho fatta vedere a mia figlia e le è piaciuta.

Dopo qualche giorno, mi presenta un foglio dove aveva disegnato nei particolari come sarebbe dovuta essere la sua torta. Ecco cosa mi ha presentato (le scritte le ho aggiunte io):
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Come si può vedere, voleva una torta a tre piani, alla base dei primi due piani avrebbe dovuto esserci dell’erba con dei fiorellini, mentre alla base del terzo avrei dovuto mettere delle ciliegie, poi la candelina sull’ultimo piano e qualche farfalla che svolazzava qua e là.

Ci ho pensato un po’ su e poi ho deciso di decorare la torta con la panna, facendo solo i fiori e le farfalle in pasta di zucchero.
Chiaramente, lei ha controllato ogni fase del lavoro, per assicurarsi che corrispondesse al suo progetto, come aveva fatto l’anno precedente per la torta Barbie: devo dire che è rimasta soddisfatta del lavoro svolto e, anche per questa volta, sono stata promossa (anche se nella mia testa avrebbe dovuto essere diversa, diciamo che avrei potuto fare meglio…).

Eccola:

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Ed ecco la scheda:

piano
BASE           PdS
BAGNA           al limoncello
FARCITURA    crema al limone e cioccolato bianco

2° piano
BASE            PdS
BAGNA            sciroppo di acqua e zucchero
FARCITURA     crema pasticcera (di Renato)

DECORAZIONE panna e pdz

 

Non essendoci ricette nuove, vi rimando ai post precedenti: qui per il pdS (sostituendo l’aroma mandorle con buccia grattugiata di limone), qui per la crema al limone e cioccolato bianco per la crema pasticcera Renato.

Per l’ultimo piano ho comprato un pds confezionato, l’ho tagliato e avevo pensato di farcire pure questo, ma siccome poi la consistenza non mi è piaciuta per niente, alla fine ho solo “incollato” gli strati con un po’ di nutella.

Ecco qualche foto in corso d’opera:
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Anche in questa occasione, ho preparato un piccolo buffet:

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C’erano: i rustici con pasta da rosticceria siciliana (con prosciutto e con wurstel):

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le pizzette, preparate sempre con la pasta da rosticceria:

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l’immancabile focaccia della mamma:

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una frittata arrotolata, farcita con maionese, lattuga, prosciutto e provola:

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una torta salata con fagiolini:

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un cestino di melone con bocconcini di melone e prosciutto crudo (ho ricavato delle palline dal melone e le ho avvolte con prosciutto crudo) e i sushi di mortadella:
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una cheesecake salata con pomodorini e philadelphia (che a dire il vero non mi è piaciuta molto):

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dei gattò di patate monoporzione, farcite con una mousse al prosciutto (che avrebbe dovuto essere più soda, in quanto avrei dovuto usare il Philadelphia in panetti, ma ho trovato solo quello in vaschetta e ho dovuto arrangiarmi):
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e, infine, non fotografati, dei tramezzini, con cipolline sott’olio e maionese e con funghi trifolati e maionese.

Mi sembra sia tutto. A presto,
Nata

PITONI (QUASI) MESSINESI

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I pitoni (alcuni li chiamano anche pidoni, in dialetto “pituni”) sono dei “calzoni” tipici della rosticceria messinese, anzi sono gli unici rustici esclusivi della rosticceria messinese.

Mia madre (e io come lei) li ha sempre preparati con la pasta lievitata, fatta con farina di semola e farina 00, stesa abbastanza sottile, farcita e fritta.
Tempo fa, girando per il web, casualmente mi sono imbattuta in una ricetta di pitoni diversa, nel senso che la pasta veniva preparata senza lievito, con farina, olio e acqua. Ho voluto approfondire e ho trovato anche qualche altra ricetta simile: in una, al posto dell’olio, veniva usato lo strutto, in un’altra la farina era quasi esclusivamente semola.

Premettendo che I PITONI DELLA MAMMA SONO OTTIMI, ieri ho provato una di queste varianti, anche perché l‘involucro dei pitoni comprati in rosticceria effettivamente non assomiglia ad una pasta lievitata, ma è più leggero e non troppo morbido e soffice. Diciamo che non sono rimasta completamente soddisfatta di questo impasto che, comunque si avvicina a quello “ideale”. Proverò quindi anche gli altri due che ho individuato e vi farò sapere.

In realtà, ho scritto nel titolo che i pitoni sono “quasi” messinesi per un altro motivo: il ripieno tipico è composto da scarola (indivia riccia), acciughe sott’olio, pomodoro fresco e formaggio filante (che può essere tuma, scamorza, provola…). Io ieri non avevo la scarola, pioveva a dirotto e non avevo voglia di uscire e, quindi, ho usato della lattuga che, diciamo, può andare bene lo stesso.
Oltre a quelli quasi tradizionali, ho preparato anche altri due ripieni.
Ecco la ricetta che ho seguito ieri.

Ingredienti per 20 pitoni.
Per la pasta:
500 g di farina 00
500 g di semola di grano duro rimacinata
2 cucchiaini di sale
circa 100 ml di olio d’oliva
circa 350 di acqua

Per il ripieno “quasi” messinese:
lattuga
pomodorini
acciughe sott’olio
provola

Per il ripieno ai funghi:
funghi misti surgelati
prosciutto cotto tagliato un po’ spesso
provola

Per il ripieno al prosciutto:
prosciutto cotto tagliato un po’ spesso
pomodorini
provola

La preparazione della pasta è semplicissima: mescolare le due farine con il sale, fare la fontana, versare al centro l’olio e cominciare a incorporare la farina, aggiungendo l’acqua a poco a poco. Impastare poi con le mani e lavorare finchè non si ottiene un impasto liscio, elastico e non eccessivamente morbido. Far riposare per una mezz’oretta.
Nel frattempo, preparare gli ingredienti per i ripieni: tagliare l’insalata a listarelle sottili, tagliare i pomodorini a fettine e condirli con poco sale, tagliare il prosciutto a pezzetti e la provola a bastoncini e, infine, trifolare i funghi.

Suddividere la pasta in pezzi da circa 100 g ciascuno, stenderli dando una forma pressappoco circolare e  farcirli con il ripieno. Lascio parlare le immagini:

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Quindi, chiuderli sigillando bene i bordi con i rebbi di una forchetta e friggerli in abbondante olio (metà di oliva e metà di semi di arachidi).

Ecco il risultato. Le foto fanno un pò pena, ma si può vedere che i migliori sono venuti quelli “quasi” messinesi, perché la pasta era stesa più sottilmente.

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A presto,

Nata

I MIEI PRIMI ARANCINI

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Eccomi qua con una delle specialità della gastronomia siciliana. Era in assoluto la prima volta che li preparavo e devo dire che il risultato è stato più che soddisfacente.

Pensando agli arancini, mi viene subito in mente il commissario Montalbano, non so se avete letto i libri di Camilleri o visto i film trasmessi dalla Rai con il bravissimo Luca Zingaretti (io entrambe le cose e anche più di una volta): uno dei racconti si intitola proprio “Gli arancini di Montalbano”: il commissario rinuncia a un viaggio con la fidanzata pur di passare la notte di Capodanno dalla sua cameriera Adelina a gustare i suoi deliziosi arancini.
Questo la dice lunga sulla bontà di questo piatto.

Mentre cercavo qualche informazione in più su questa pietanza, ho appreso anche qualche notizia che non conoscevo:

“come specialità della cucina siciliana, è stata ufficialmente riconosciuta e inserita nella lista dei prodotti agroalimentari tradizionali italiani (PAT) del Ministero delle Politiche Agricole, Alimentari e Forestali (MiPAAF) con il nome di “arancini di riso”.
Si tratta di una palla o di un cono di riso impanato e fritto, del diametro di 8-10 cm, farcito generalmente con ragù, piselli e caciocavallo, oppure dadini di prosciutto cotto e mozzarella. Il nome deriva dalla forma originale e dal colore dorato tipico, che ricordano un’arancia, ma va detto che nella Sicilia orientale gli arancini hanno più spesso una forma conica.
Nella parte occidentale dell’isola questa specialità è conosciuta come “arancina”, mentre nella parte orientale è chiamata “arancino”. Secondo lo scrittore Gaetano Basile la pietanza dovrebbe essere indicata al femminile, in quanto il nome deriverebbe dal frutto dell’arancio, l’arancia appunto, che in lingua italiana è al femminile. Tuttavia in siciliano la declinazione al femminile dei frutti non è frequente quanto in italiano, e nel caso specifico l’arancia viene detta arànciu. Pertanto in siciliano il nome di questa pietanza è originariamente al maschile (arancinu).
Quasi tutte le grandi città siciliane ne rivendicano la paternità. In particolare nel comprensorio catanese si sostiene che la forma a cono si debba ad una ispirazione data dall’Etna: infatti tagliandone la punta esce dall’arancino il vapore che ricorderebbe il fumo del vulcano, mentre la superficie croccante della panatura e il rosso del contenuto ne rievocherebbero la lava nei suoi due stadi, calda e fredda. Sempre nel catanese, la forma a palla del prodotto ha generato un accostamento con le persone corpulente, definite con tono di scherno arancinu che’ peri (arancino con i piedi, ossia arancino che cammina), per indicare una persona particolarmente rotonda
Fonte: Wikipedia

In definitiva, da noi, nel messinese l’arancino è maschio ed è di forma conica.

Come accade per i piatti tradizionali, ci sono delle varianti nella preparazione: per quanto mi riguarda, ho seguito i consigli di mia madre e di una mia amica, entrambe preparano arancini molto buoni!!!

Ecco alcuni consigli:

Sia il riso che il ragù è bene prepararli in anticipo, l’ideale è il giorno prima, in modo che siano ben freddi al momento della composizione degli arancini (il riso deve essere duro e appiccicoso). Io ho fatto così e mi sono trovata benissimo. Inoltre, essendo la preparazione abbastanza lunga, ci si può organizzare meglio.
• Per quanto riguarda il riso, chiaramente è importante scegliere quello giusto: il più indicato è il riso originario.
• Per quanto riguarda il ragù, ognuno può seguire la propria ricetta, l’importante è che sia piuttosto asciutto.

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Con le dosi riportate, ho ottenuto 40 arancini non molto grandi.

Per il riso:
1 Kg di riso originario
circa 2,5 l di brodo vegetale
½ cipolla tritata
50 g di burro
50 g di grana grattugiato
2 bustine di zafferano
sale
olio

Per il ripieno.
Per il ragù (io lo faccio a occhio, qui riporto delle dosi approssimative):
300 g di macinato misto di vitello e maiale
½ cipolla tritata
1 carota grattugiata
1 gambo di sedano tritato
1 spicchio d’aglio tritato
circa 200 g di passata di pomodoro
1 cucchiaio di concentrato di pomodoro sciolto in poca acqua
½ bicchiere di vino bianco
sale
olio
circa 200 g di piselli
Inoltre:
prosciutto cotto a cubetti
formaggio filante a cubetti (io ho usato il galbanino)

Per la lega (ve ne avanzerà, ma è bene prepararne in abbondanza per poter immergere bene l’arancino):
800 ml di acqua
circa 400 g di farina
una manciata di sale

Per l’impanatura:
abbondante pangrattato

Per friggere:
abbondante olio di semi (io uso quello di arachidi)

Per il riso: sciogliere lo zafferano nel brodo caldo e regolare di sale. Fare appassire la cipolla in olio, unire il riso e farlo tostare. Versare quasi tutto il brodo e portare a cottura: spegnere quando il riso è al dente e asciutto (se necessario aggiungere altro brodo, poco alla volta). Mantecare con il burro e il grana e versare il riso in un contenitore basso e largo (io ho usato una teglia rettangolare) e, una volta freddo, metterlo in frigo.

Per il ragù: soffriggere in olio la cipolla, la carota, il sedano e l’aglio, aggiungere il macinato, farlo rosolare sgranandolo bene, sfumare con il vino, versare la passata e il concentrato di pomodoro, salare e far cuocere a fuoco basso fino a quando sarà ben asciutto (io ho impiegato circa 1 ora e 30 minuti). Intanto, rosolare un po’ di cipolla in olio, unire i piselli e poca acqua, salare e portare a cottura, senza farli disfare. Unirli al ragù e far raffreddare il tutto.

Al momento di assemblare gli arancini, preparare innanzitutto la lega, cioè una pastella che serve a sigillare l’arancino: basta mescolare farina, acqua e sale amalgamando bene con una frusta. Le dosi che vi ho dato sono indicative: bisogna regolarsi in modo da avere una pastella densa.

Per comporre gli arancini, è bene disporre sul piano di lavoro tutto il necessario:
• il riso
• il ragù
• i cubetti di prosciutto e formaggio
• la lega
• il pangrattato
• un contenitore con dell’acqua per bagnarsi le mani durante la fase di riempimento, tra un arancino e l’altro (in modo che il riso non si appiccichi alle mani stesse)
• vassoi (ne servono più di uno) per sistemare gli arancini nelle varie fasi della preparazione.

Bagnarsi le mani, prendere una cucchiaiata abbondante di riso e metterla nel palmo della mano: per la quantità, vi regolerete man mano che li fate! Con le dita dell’altra mano, fare un buco al centro e creare un cavità spingendo il riso verso l’esterno.
Quindi, mettere un cucchiaino abbondante di ragù e dei cubetti di prosciutto e di formaggio: bisogna regolarsi a occhio, il ripieno non deve essere né troppo poco (altrimenti l’arancino sa soprattutto di riso) né assai (altrimenti si rischia di non poter chiudere bene l’arancino): anche in questo caso, ci si regola man mano che si preparano.
Ora bisogna richiudere il riso attorno al ripieno e dare la forma conica. Poi, bisogna compattarlo bene, girando l’arancino tra le mani. Io, inizialmente, pensando di non riuscirci, li ho fatti rotondi, poi invece ho scoperto che dare la forma conica in realtà non è così difficile. Infatti, nelle foto si vedono entrambe le forme.
A questo punto avremo tutti gli arancini formati e sistemati sui vassoi:
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Ora bisogna passare alle fasi di lega e panatura: su consiglio della mia amica, ho separato le due fasi procedendo per un tot di arancini alla volta, cioè uno alla volta ho immerso 5 arancini nella pastella in modo che ne fossero ricoperti bene e li ho appoggiati sul vassoio: in questo modo, la pastella può sgocciolare un po’, eliminando quella in eccesso, ma non ha il tempo di asciugarsi del tutto.
Poi, sempre uno alla volta, ho passato gli arancini nel pangrattato, pressando bene con le mani in modo che si saldasse bene alla lega.
Sistemati questi 5 arancini sul vassoio, procedere con altri 5 fino a completarli tutti.

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Infine procedere alla cottura: friggere gli arancini in olio profondo, pochi alla volta, fino a quando saranno ben dorati. Io non ho la friggitrice, quindi ho usato una pentola profonda.
Gustarli caldi.
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Avendone preparati in abbondanza, in parte li ho congelati, chiaramente non fritti. Quando si vogliono consumare, bisogna farli scongelare, meglio se in frigo, ricompattarli se necessario e friggerli. La mia amica mi ha detto che, se lo si ritiene opportuno, si possono nuovamente passare nella lega e nel pangrattato. Io non l’ho fatto e non ho avuto problemi.
Si mantengono molto bene.

Mi sembra di essere stata, come al solito lunga ma abbastanza chiara. Per ora vi saluto,
Nata

FESTA PER I 3 ANNI DI SEBASTIANO: RUSTICI CON PASTA DA ROSTICCERIA SICILIANA

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Come accennavo nel post precedente, per il 3° compleanno di Sebastiano ho preparato un piccolo buffet, che comprendeva:

focaccia “tradizionale” (scarola e acciughe):

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rustici preparati con pasta da rosticceria siciliana:
i calzoni con prosciutto e formaggio:

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e i rollò con i wurstel:

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E, per finire, gli arancini:

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Oggi vi voglio lasciare la ricetta dei rustici con pasta da rosticceria siciliana. Li faccio ormai da un po’ di anni (la ricetta l’ho trovata su Cookaround) e sono una garanzia di successo (qualcuno mi ha anche chiesto se fossero stati comprati): vi assicuro che sono buonissimi!
Si tratta in sostanza di una pasta brioche con cui si possono preparare vari tipi di rustici. In questo caso ho preparato solo i rollò con i wurstel e i calzoni con prosciutto e formaggio, entrambi in versione mignon. Innanzitutto, vediamo la ricetta base. Lo strutto conferisce morbidezza alla pasta, chi lo volesse potrebbe sostituirlo con burro che invece rende la pasta più croccante (io, personalmente, preferisco di gran lunga lo strutto). Con questa dose ho ottenuto 25 pezzi mignon.

Per l’impasto:
1 Kg di farina 00
20 g di sale
100 g di strutto
100 g di zucchero
25 g di lievito di birra
circa 500 g di acqua tiepida
uovo per spennellare
semi di sesamo (facoltativi)

L’impastatrice sicuramente agevola il lavoro, ma si può fare benissimo anche senza (come faccio io). Strofinare con le mani (o nell’impastatrice) lo strutto con la farina e il sale in modo che la farina assorba lo strutto e gli ingredienti siamo perfettamente amalgamati. Fare la fontana e, al centro, mettere lo zucchero, un po’ dell’acqua e il lievito, farlo sciogliere, unire la restante acqua e impastare per circa 10-15 minuti, lavorando bene l’impasto con le mani. Si deve ottenere un impasto liscio e omogeneo, che non si attacchi più alle mani.
A questo punto bisogna suddividere l’impasto in tante palline del peso di circa 40-50 g se si vogliono preparare i rustici in formato mignon, di circa 100 g per i pezzi più grandi; è meglio pesarli, in questo caso, dato che non ho più la bilancia digitale, ho fatto ad occhio.

Per i rollò con i wurstel:
bisogna formare un cordoncino con la pasta e avvolgerlo semplicemente intorno al wurstel che io preferisco tagliare a metà per il lungo.

Per i calzoni con prosciutto e formaggio:
innanzitutto avvolgere un bastoncino di provola (io uso il galbanino) in mezza fetta di prosciutto.
Stendere la pallina, mettervi sopra il ripieno e richiudere la pasta intorno ad esso sigillando bene e dando una forma allungata, come si può vedere nella foto.

Una volta preparati i rustici, sistemarli in teglie o sulla placca del forno ricoperte con carta forno e far lievitare per circa 4 ore (al solito il volume deve raddoppiare).
Spennellare i rustici con uovo sbattuto (si può usare anche il latte, ma con l’uovo sono più gustosi), cospargere a piacere con i semi di sesamo (io l’ho fatto solo con alcuni, perché ai miei figli i “semetti”, come dicono loro, non piacciono) e cuocere in forno caldo a 200°C per circa 10-15 minuti, finchè sono dorati (ognuno si regoli poi in base al proprio forno).
Per oggi è tutto. Alla prossima, con gli arancini,
Nata