IL PROGETTO DI MARTA: LA TORTA DEL SUO 6° COMPLEANNO

…che avrei dovuto pubblicare prima, ma avevo perso le foto e, quindi, rimedio ora.
Quando si avvicina il compleanno di uno dei miei figli, ora che sono grandi, chiedo sempre come vorrebbero la torta e, se ne sono in grado, cerco di soddisfare le loro richieste. L’anno scorso, ai primi di giugno, ho fatto questa domanda a Marta che compie gli anni il 24. Nel frattempo una mia amica, anche lei appassionata di dolci, che sapeva avrei dovuto preparare la torta per Marta, mi aveva comprato una candelina che raffigurava Minnie. L’ho fatta vedere a mia figlia e le è piaciuta.

Dopo qualche giorno, mi presenta un foglio dove aveva disegnato nei particolari come sarebbe dovuta essere la sua torta. Ecco cosa mi ha presentato (le scritte le ho aggiunte io):
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Come si può vedere, voleva una torta a tre piani, alla base dei primi due piani avrebbe dovuto esserci dell’erba con dei fiorellini, mentre alla base del terzo avrei dovuto mettere delle ciliegie, poi la candelina sull’ultimo piano e qualche farfalla che svolazzava qua e là.

Ci ho pensato un po’ su e poi ho deciso di decorare la torta con la panna, facendo solo i fiori e le farfalle in pasta di zucchero.
Chiaramente, lei ha controllato ogni fase del lavoro, per assicurarsi che corrispondesse al suo progetto, come aveva fatto l’anno precedente per la torta Barbie: devo dire che è rimasta soddisfatta del lavoro svolto e, anche per questa volta, sono stata promossa (anche se nella mia testa avrebbe dovuto essere diversa, diciamo che avrei potuto fare meglio…).

Eccola:

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Ed ecco la scheda:

piano
BASE           PdS
BAGNA           al limoncello
FARCITURA    crema al limone e cioccolato bianco

2° piano
BASE            PdS
BAGNA            sciroppo di acqua e zucchero
FARCITURA     crema pasticcera (di Renato)

DECORAZIONE panna e pdz

 

Non essendoci ricette nuove, vi rimando ai post precedenti: qui per il pdS (sostituendo l’aroma mandorle con buccia grattugiata di limone), qui per la crema al limone e cioccolato bianco per la crema pasticcera Renato.

Per l’ultimo piano ho comprato un pds confezionato, l’ho tagliato e avevo pensato di farcire pure questo, ma siccome poi la consistenza non mi è piaciuta per niente, alla fine ho solo “incollato” gli strati con un po’ di nutella.

Ecco qualche foto in corso d’opera:
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Anche in questa occasione, ho preparato un piccolo buffet:

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C’erano: i rustici con pasta da rosticceria siciliana (con prosciutto e con wurstel):

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le pizzette, preparate sempre con la pasta da rosticceria:

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l’immancabile focaccia della mamma:

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una frittata arrotolata, farcita con maionese, lattuga, prosciutto e provola:

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una torta salata con fagiolini:

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un cestino di melone con bocconcini di melone e prosciutto crudo (ho ricavato delle palline dal melone e le ho avvolte con prosciutto crudo) e i sushi di mortadella:
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una cheesecake salata con pomodorini e philadelphia (che a dire il vero non mi è piaciuta molto):

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dei gattò di patate monoporzione, farcite con una mousse al prosciutto (che avrebbe dovuto essere più soda, in quanto avrei dovuto usare il Philadelphia in panetti, ma ho trovato solo quello in vaschetta e ho dovuto arrangiarmi):
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e, infine, non fotografati, dei tramezzini, con cipolline sott’olio e maionese e con funghi trifolati e maionese.

Mi sembra sia tutto. A presto,
Nata

LA “FOCACCIA” DELLA MAMMA. O E’ UNA PIZZA?

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Salve a tutti!
Che profumino c’era ieri sera in cucina!!! Una volta a settimana, più o meno, preparo la focaccia. Beh, io la chiamo focaccia, ma l’impasto è quello della pizza: il fatto è che, per me, la vera pizza è quella cotta nel forno a legna. Inoltre, io stendo l’impasto ad uno spessore che non è né di una pizza né di una focaccia. Insomma, qualunque cosa sia, mia madre, da cui ho imparato, l’ha sempre fatta così e a noi piace esattamente in questo modo.

Mi ha sempre affascinato il processo di lievitazione, pensare che pochi e semplici ingredienti possano trasformarsi in prodotti gonfi, soffici, morbidi, buonissimi… è qualcosa di straordinario e affascinante. Pensiamo al pane: non è altro che un impasto di farina, acqua, sale che, grazie al lievito, diventa un alimento così buono che tutti, chi più chi meno, lo consumiamo giornalmente e non riusciamo a farne a meno (a proposito di pane, sto imparando a farlo anch’io, ma di questo parleremo un’altra volta). Oppure pensiamo al pan di Spagna: uova, zucchero e farina che, lavorati a dovere, si trasformano in quella che è la base più usata nella pasticceria italiana per torte e dolci vari (anche del pan di Spagna parleremo più a fondo in un’altra occasione).

Se però con le torte non ho mai avuto grossi problemi (tranne qualche rara eccezione, mi sono venute sempre soffici e morbide, anche se magari in qualche caso non erano buone come mi sarei aspettata… ma questo è un altro discorso), con i lievitati salati non ho sempre avuto un buon rapporto, anche se ne sono sempre stata golosa.
Parlando in particolare della “focaccia”, fino a pochi anni fa, mia madre aveva l’abitudine di prepararla una volta a settimana, per cui … che bisogno c’era che imparassi pure io? Poi, per situazioni varie che si sono venute a creare, questa consuetudine si è persa e, quindi, o imparavo a prepararla io oppure ne avremmo fatto a meno.
I primi tentativi sono stati un completo fallimento, nonostante seguissi alla lettera i consigli di mia madre e non vi dico il nervoso che mi veniva. Poi, siccome sono una testona e, quando mi metto in testa una cosa, ci devo provare fino allo sfinimento, alla fine ci sono riuscita. e, una volta partita, chiaramente, non mi sono fermata a questo, ma ho sperimentato con successo anche altri impasti.

E, dopo questo panegirico, passiamo alla ricetta della “focaccia della mamma”:
1 Kg di farina 00
circa 500 ml di acqua tiepida
un cubetto di lievito di birra (25 g)
circa 3 cucchiaini di sale
2 cucchiaini di zucchero
circa 6 cucchiai di olio d’oliva (io ne metto una quantità a occhio)

Mescolare la farina con il sale e fare la fontana. Mettere nel buco l’acqua, sciogliervi il lievito e lo zucchero, aggiungere l’olio e cominciare ad impastare: è importante che l’impasto rimanga abbastanza morbido, altrimenti non lieviterà bene e la focaccia non sarà abbastanza morbida.
Lavorare bene l’impasto per una decina di minuti e poi metterlo a lievitare: in inverno, io lo metto in una ciotola, la copro con un canovaccio, avvolgo il tutto in un plaid e, se è necessario, lo metto nel forno (spento, naturalmente), per evitare correnti d’aria. Se, invece, fa abbastanza caldo, lo faccio lievitare tranquillamente a temperatura ambiente, sempre coperto con un canovaccio. Occorreranno da 1 ora a 2 ore -2 ore e ½, in base proprio alla temperatura.
A questo punto, bisogna stendere l’impasto nelle teglie oleate e farcire a piacere. Nel mio caso, non devono mai mancare una margherita e una margherita con wurstel (che non ho fotografato). Oltre a queste, c’erano:

metà margherita e metà con i wurstel:

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tonno e cipolla (di solito la cipolla mi piace metterla cotta, cioè la faccio stufare con olio e un goccio di acqua, ma ieri sera non avevo tempo e l’ho messa cruda):

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pomodoro, lattuga, formaggio e per metà con prosciutto cotto e per l’altra metà con pancetta (la dovevo consumare):

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Cuocere in forno già caldo a 200-250°C per circa 15 minuti (è il tempo di cottura di una teglia).
Qui sotto le foto delle focacce già cotte:

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È buona anche il giorno dopo, fredda o riscaldata in padella: anzi devo dire che, volutamente ne preparo in abbondanza, così che ne resti per l’indomani.
A presto.
Nata